FARSI SPAZIO

Forse già ci conosci, forse è la prima volta che ci leggi. Questa pagina è la versione online di una fanzine, una rivista a cadenza variabile che si chiama TRAVERSA. Il nome TRAVERSA si ispira alla posizione obliqua di Cascina Case Nuove, un edificio storico che si trova in Via Paravia, dove stiamo progettando un nuovo spazio culturale educativo che ospiterà una biblioteca, un'area educativa per bambine, bambini e famiglie, laboratori con corsi di formazione per tutte le età, una caffetteria e un giardino pubblico. 

Vogliamo che a questo progetto possano partecipare tutte le persone che abitano a San Siro e che lo attraversano per andare a scuola o al lavoro. Per questo, dialoghiamo con molte organizzazioni del territorio, partecipiamo a riunioni ed eventi. E mentre ci occupiamo dello spazio, in attesa dei necessari permessi per cominciare a costruire, falciamo il prato e incontriamo le persone in giro per il quartiere.

Questo numero nasce da questi incontri: sono le voci e i volti delle persone che abbiamo intervistato, a cui abbiamo chiesto di raccontarci di sé e del quartiere immaginando la biblioteca che verrà. Si compone di tre pieghevoli da collezionare in cui le tante voci raccolte si intrecciano e si mescolano accompagnate dal lavoro artistico del fotografo Bruno Pulici che ha raccolto la sfida di raccontare attraverso delle immagini uno spazio in cambiamento e di cambiamento. In questa pagina abbiamo raccolto i testi dei tre pieghevoli, una selezione delle foto scattate e i sei poster nati da questo percorso.

Buona lettura.

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Chi sei?

Io sono Hams, vengo dall’Egitto, vado a scuola in via Arquinio, indirizzo odontotecnico. 

Io sono Mattia, 21 anni, milanese, faccio musica con lui, abbiamo un progetto: Voci di Periferia. 

Mi chiamo Cassandra, io Andres, abbiamo 25 anni, siamo arrivati due mesi fa dal Perù, sono ingegnere ma per ora faccio il muratore.

Sono Rachele, pedagogista, libera professionista, vivo lì, davanti alla Cascina Case Nuove.

Io sono Hamira, 35 anni, vivo a San Siro da tanto tempo con mio marito e mia figlia, mi occupo di lei. Sono Paolo e lei è Carla, siamo pensionati, abbiamo lavorato più o meno tutta la vita, viviamo in queste case di housing sociale, si chiamano Cenni di Cambiamento. 

Elettra, mi chiamo così, sono la responsabile della biblioteca di via Harar, ho vissuto per anni in questa zona, l’ho vista cambiare. 

Mi presento, Bianca, dal 1968 abito di fronte al quartiere popolare in una casa costruita insieme all’architetto Riva, ora faccio la volontaria nella scuola di Italiano.

Mi chiamo Adriana, ho 15 anni, sono qui da un mese, vengo da El Salvador, mi piacerebbe diventare psicologa. 

Mi chiamo Dalva, sono nata e cresciuta in Brasile, con mio marito abbiamo un’azienda, siamo imprenditori, non ci crederai ma suo padre è nato e cresciuto proprio nella cascina. 

Mi chiamo Nashua, ho 25 anni, siamo io e mio marito, i due gemelli e un neonato. 

Sono Fabio, gestisco questo chiosco, è il mio progetto. 

Sono Clarissa, ho 15 anni, mi piace disegnare e ascoltare musica, quella in spagnolo tipo il reggaeton, il rap e la trap. Faccio il Galileo in via Paravia, indirizzo ottica. 

Io mi chiamo Jaima, sono a San Siro da quattro anni, per ora ho tre figli, ma aspetto una bambina o un bambino… ancora non lo so.

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Cosa è San Siro per te? 

Per me San Siro è Vita, perché sono vissuta quasi sempre qui, perché è quello che trovi se ti guardi intorno. Vita. Crescere a San Siro è stato bello, nonostante tutto il brutto. È stata un'avventura, ho visto un sacco di cose incredibili, è pieno di persone incredibili! 

Per me San Siro è tante cose: un piccolo Mondo, una piccola città nella città, è tanti quartieri. È un luogo con anime diverse, una grande ricchezza, ma anche un grande limite perché sono anime che non si incontrano. San Siro è internazionale, anche perché è vicino allo stadio. C’è la scuola francese, ci sono le famiglie arabe e poi tutti questi calciatori, tanti calciatori brasiliani a cui ho dato io il benvenuto. 

A me però piace di più l’Egitto, ho più amici, ho la famiglia, ho la casa. È arrivato un po’ di tutto ormai: egiziani, marocchini, zingari, tutto il mondo, invece quando ero piccolo erano tutti italiani… è una frase troppo razzista? Mi guardano sempre, non si fidano, mio marito mi ha detto che posso togliermi il velo, ma io non posso, non voglio. Sto bene qui perché è più facile di altri quartieri, solo a San Siro trovi una ragazza con l’hijab in farmacia! 

San Siro mi piace. Mi piacciono i piccoli parchi. È così diverso da San Salvador che mi piace tutto. Ci sono piante meravigliose, basta alzare lo sguardo. In questo quartiere i ragazzi hanno bisogno di sguardi, sguardi che li vedano. Bisogna innamorarsi di San Siro per avere un linguaggio familiare con questo quartiere, per capirsi. Devi venire qui perché hai una passione, un innamoramento. 

Io personalmente sono innamorato di questo quartiere e del mio locale, sto da Dio. Sono innamorato perché è un ritrovo e quando ci sono ritrovi è una cosa bella. Io vivo di ritrovi. 

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Quale futuro si vede dalle finestre del quartiere?

Il futuro? Non è facile parlare di futuro a San Siro. Il futuro per me è non avere più paura. Paura che rubino, paura degli altri, paura per la casa. Futuro è avere un lavoro per me e sentirmi bene con mia figlia. Vorrei che lei fosse felice. 

La mia parola per il futuro è brillante, qualcosa che luccica, come una stella. Perché mi piacerebbe essere tante cose diverse nel futuro. Voglio imparare bene l’italiano, voglio fare la patente, voglio una casa migliore. Il futuro è studio, è studiare. È una parola importante, sai noi in Perù siamo laureati. Voglio un posto a San Siro per fare sport noi donne. 

Per me futuro è stabilità, tranquillità. Sono sicuro che andrà tutto bene per me, per la mia attività, per il quartiere, per la mia famiglia, per tutto… Uno spera sempre nel futuro.

Dirò una banalità, ma l'unica parola per il futuro è inclusione. Vorrei che trovassimo la capacità di pensarci simili, di fare le cose insieme, invece noi siamo sempre con il dito alzato. Non trovo la parola, però vorrei che le persone si mettessero nei panni degli altri… la persona ricca nei panni di quella che ha meno.

Nel futuro vorrei posti comuni, dove si possa ancora parlare, guardare, interagire, dove un bambino possa parlare con un anziano. Ognuno ha il suo da dare. Vorrei uno spazio protetto dove avere fiducia nelle altre persone. Un luogo per sentirsi accolte, dove poter cambiare idea. Una volta un gruppo di madri ha portato i loro figli in biblioteca, loro sono rimaste fuori, sulla soglia. Non volevano entrare, erano intimorite. Io vorrei un posto dove non sentirsi intimorite.

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Se una biblioteca arrivasse a San Siro?

Ma ci sarà davvero una Biblioteca? Dove? Non sembra tanto una cascina da fuori adesso, pensavo fosse un parcheggio! Anzi, tutti pensano che sia un parcheggio! 

Nella mia scuola c’è una biblioteca con un cuscino che si può mettere a terra e stare comodi! In questa biblioteca vorrei trovare libri e una sezione artistica, dove fare non solo guardare, con matite colorate, pennarelli, fogli... una zona proprio così, libera. Non esco mai di casa, ma uscirei se ci fosse uno spazio molto silenzioso per leggere i manga! Vorrei un posto dove stare tranquilli, dove non dover studiare a casa. Magari con un computer perché ho solo il tablet, dove possiamo fare i compiti insieme, ma senza troppo casino.

La biblioteca deve essere viva, dove entri senza sapere già cosa cercare. Vorrei qualcosa di fresco, di elettrico, non un posto impolverato. Mi sono immaginato un bello scaffale "Come Vivere". 

Io tanto non ci vengo in biblioteca. 

Devono succedere cose, presentazioni, eventi, corsi. Con i libri, con la scrittura ti devi incontrare in qualche modo, devi poterla toccare con mano. Ecco, c'è bisogno che sia un posto per incontrarsi anche fra donne…. dove poter trovare risposte a domande apparentemente semplici, ad esempio “Come curare un figlio?”.

Un po' di libri internazionali li metterei! Vorrei trovare libri di arabo e italiano dove possiamo imparare tante cose nuove. Anche una scuola di arabo, per grandi e bambini. Vorrei trovare libri sulla cultura peruviana, la lingua, la storia del paese. 

Ci devono essere libri facili per tutte le età, dove possono sedersi e leggere insieme. Deve essere un posto dove mischiarsi. Abbiamo bisogno di mescolarci perché questo quartiere è diviso, anziani e giovani, abitanti storici e nuovi abitanti. Sarà un bell’ambiente, con una bella sezione per sapere tutto di cucina, ma anche tante storie d’amore!

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Grazie alle persone che ci hanno donato le loro storie e i loro volti: Adriana, Andres, Anton, Bianca, Carla, Cassandra, Clarissa, Dalva, Elettra, Elsaed, Fabio, Giorgio, Suor Grazia, Hamira, Hams, Isabel, Jaima, Latifa, Mariam, Nadia, Nashua, Paola, Paolo, Rachele, Rita, Samah, Rihem, Vincenzo. Grazie alle organizzazioni e alle reti che ci hanno sostenuto nel percorso di intervista: le scuole di Italiano Alfabeti e PuntoIT, la rete Qubì Selinunte, Voci di Periferia, Mare Culturale Urbano, il Comitato Abitare San Siro, Associazione Vivere San Siro, Mapping San Siro. 

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Traversa 02 - Farsi Spazio 1di3

Traversa 02 - Farsi Spazio 2di3

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